Rusconi, 1986 ISBN 88-18-23011-5
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Quel mattino del 2 gennaio 1871, un lunedì, a Madrid il termometro
segnava dieci gradi sotto zero. Per sette giorni aveva nevicato e la
città, sepolta da un manto bianco, sembrava morta. Il silenzio era rotto
soltanto dallo sbuffare della locomotiva del treno reale che entrò sotto
le tettoie della stazione di MediodÍa alle
tredici e un quarto. Aveva impiegato tre ore per percorrere
quarantacinque chilometri.
Sul marciapiede, davanti agli ufficiali in alta uniforme e ai maggiori
dignitari del paese, è in attesa il reggente don Francisco Serrano.
Amedeo d'Aosta scende dalla carrozza, le truppe presentano le armi al
loro nuovo re importato dall'Italia: «Maestà,
la sua vita è in pericolo e la polizia non vuole assumersi alcuna
responsabilità. Gli assassini del primo ministro sono ancora in libertà
e a causa del maltempo le strade sono deserte. Ho deciso di abolire la
sfilata e la prego di entrare in città in una carrozza coperta e
saldamente scortata da truppe fedeli. Solo così, e con una certa
sicurezza, potremo raggiungere il palazzo delle Cortes dove i deputati
l'attendono per il giuramento. Naturalmente se lei è d'accordo...».
«No, non sono d'accordo!»
Gli occhi di Amedeo sono fermi e irritati, la sua voce è decisa:
«Comprendo le vostre preoccupazioni, Signor reggente, ma non
entrerò mai a Madrid come un clandestino. Che cosa direbbe il popolo?
Che il re ha avuto paura. Mai! Ordino che tutto si svolga come previsto».
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