Rusconi, 1984
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Un uomo molto alto risponde al saluto di una compagnia inglese che gli
presenta le armi: la mano sulla visiera, il volto asciutto e fiero, la
divisa impeccabile, l'uomo sembra un vincitore, invece è un prigioniero
che ha perso la sua ultima battaglia. Se diciamo duca d'Aosta questa è
la prima immagine che a molti italiani viene in mente, il lampo che ha
illuminato per un attimo una guerra perduta, un episodio legato al nome
di una località e a una definizione: l'eroe dell'Amba Alagi.
Ma che cosa fu, in realtà, la battaglia dell'Amba Alagi? Chi fu
veramente Amedeo di Savoia duca d'Aosta che, pur avendo vissuto
nell'arco breve di quarantatré anni, ha lasciato una traccia così
profonda nella memoria di intere generazioni di italiani? E perché e
come è morto il prigioniero Amedeo d'Aosta, internato in Kenia?
Il libro vuole rispondere a queste domande grazie, anche, ai documenti
segreti di parte inglese che dopo quarant'anni da quei tragici
avvenimenti qui vedono la luce per la prima volta e recano un notevole,
crediamo definitivo, contributo alla ricerca della verità. Le biografie
sul duca d'Aosta o sono uscite subito dopo la sua morte, avvenuta nel
1942, ed erano una mitizzazione voluta dal regime fascista, o sono state
scritte nell'immediato dopoguerra da chi l'aveva frequentato e ne aveva
subito l'indubbio fascino; ricche di aneddoti interessanti ma
condizionate dai sentimenti di parte. Anche se parteggiare per un simile
personaggio e più facile che criticarlo. Perché Amedeo d'Aosta fu,
sicuramente, un uomo eccezionale. Una figura del suo tempo, e ovvio, con
gli obblighi che gli derivavano dall'educazione, dalla fedeltà alla
Casata, allo zio Vittorio Emanuele III, al capo di un governo che
s'identiflcava in Benito Mussolini, a una Patria che si scriveva con la
P maiuscola.
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